Un pasto nei Paesi più poveri del mondo? Costa oltre 320 dollari

Lo stesso piatto a base di fagioli costa a un cittadino di New York 1,20 dollari, ovvero lo 0,6% di uno stipendio medio giornaliero, mentre a un abitante del Sudan del Sud lo paga 268 volte in più. L’allarme lanciato dal rapporto elaborato da Mastercard in collaborazione con World Food Programme

Pubblicato il 17 Ott 2017

africa

Quanto costa un pasto nei paesi più poveri del mondo? Poco più di 320 dollari. Sembrerà impossibile ma è così. Pensare semplicemente in termini di tasso di cambio ha spinto sempre la maggior parte delle persone a pensare che nelle zone più sfortunate del pianeta bastino pochi dollari per mangiare qualcosa. Questo è vero, ma se non si prende in considerazione il potere d’acquisto locale si perde il senso della misura. E da questa prospettiva di benchmark è partito lo studio Counting the Beans: the True Cost of Food around the World, elaborato da Mastercard in collaborazione con World Food Programme e presentato in occasione del “World Food Day” del 16 ottobre, che ha restituito la cifra citata in apertura.

Lo studio ha analizzato come le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo debbano sostenere, per un singolo pasto base al giorno, costi pari a uno stipendio giornaliero che possono addirittura aumentare in caso di guerre civili o crisi economiche. A parità di potere d’acquisto un pasto nei Paesi più poveri arriva a costare centinaia di dollari americani come dimostrano le differenze con i Paesi occidentali, decisamente sostanziali.

Secondo la ricerca, ad esempio, nello Stato di New York, negli Stati Uniti, un semplicissimo piatto a base di fagioli costa complessivamente 1,20 dollari, ovvero lo 0,6% di uno stipendio medio giornaliero. Sulla base delle stesse metriche, lo studio evidenzia, invece, che in Sudan del Sud lo stesso piatto costa 268 volte in più, arrivando a 321,70 dollari (oltre il 155% di un stipendio medio giornaliero), o ancora che nel Malawi lo stesso costo è di 94,43 dollari (il 45% dello stipendio medio giornaliero locale).

«Senza la possibilità di nutrirci non potremmo vivere, imparare o crescere – commenta Ann Cairns, President International di Mastercard -. In Mastercard crediamo fortemente nelle tecnologie e nella ricerca come strumenti per migliorare la vita delle persone e porre fine alla povertà nel mondo. Il nostro impegno di distribuire 100 milioni di pasti e la collaborazione con World Food Programme sono volti a raggiungere l’obiettivo di liberare questi paesi e il mondo dalla fame». I genitori «sono spesso costretti ad affrontare scelte difficili come decidere tra mandare i propri figli a lavorare per poter sfamare la famiglia o mandarli a scuola e rischiare che la famiglia non sopravviva alla fame. Attraverso la sponsorizzazione dei pasti scolastici, offriamo ai bambini la possibilità di continuare a frequentare la scuola, imparare e diventare adulti in grado di lavorare e contribuire al reddito del Paese con benefici, non solo per le famiglie, ma anche per le comunità e l’economia».

Mastercard ha inoltre confermato il proprio impegno al fianco del World Food Programme, con l’obiettivo di sottolineare in particolare le vere ragioni per cui i Paesi vengono travolti in un circolo vizioso di povertà: conflitti, poca sicurezza, cicli di produzione interrotti, difficoltà nella coltivazione a causa della mancanza di tecnologie. Una collaborazione che punta a fornire programmi innovativi, come i pasti scolastici gratuiti, per contribuire a risolvere alcuni dei problemi che sono alla base della povertà e della fame e fermare questo ciclo continuo.

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