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FAO, difendere la salute animale per mitigare la crisi climatica

Oltre a svelare l’opportunità di contribuire alla mitigazione del clima migliorando la salute degli animali, la FAO evidenzia la necessità di colmare le lacune critiche nella capacità di misurare e verificare i progressi compiuti in questa direzione

Pubblicato il 08 Dic 2022

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Migliorare la salute animale è importante per mitigare la crisi climatica perché può contribuire a ridurre le emissioni di gas serra. Tuttavia, presuppone l’adozione di un approccio più granulare nella valutazione delle malattie zoonotiche, dell’aspettativa di vita degli animali e della loro produttività. Inoltre, tali aspetti necessitano di essere integrati negli impegni nazionali sul clima. E questo a sua volta implica la necessità di maggiori investimenti per stabilire sistemi di misurazione, reporting e verifica per poter tracciare i progressi compiuti.

Si tratta di un punto di svolta messo in evidenza dal report “Il ruolo della salute animale negli impegni nazionali sul clima” pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e sviluppato in collaborazione con la Global Dairy Platform e la Global Research Alliance on Agricultural Greenhouse Gases.

“Il settore zootecnico è un’indispensabile fonte di nutrimento e sussistenza per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo – dichiara Donald Moore, direttore esecutivo di Global Dairy Platform – Lo studio mostra in che modo i governi e l’industria possono collaborare alla definizione di soluzioni climatiche e contribuisce all’iniziativa globale per il clima del settore lattiero-caseario denominata Pathways to Dairy Net Zero (Percorsi verso l’impatto zero del settore lattiero-caseario)”.

Salute animale e crisi climatica: un sistema di misurazione, reporting e verifica delle emissioni

Attualmente, non esiste un metodo standardizzato per includere il miglioramento della salute degli animali negli inventari nazionali dei gas serra della maggior parte dei paesi o nei contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions, NDCs). Di conseguenza, l’importanza della salute degli animali spesso non si riflette chiaramente negli impegni dei paesi nella lotta ai cambiamenti climatici.

Per procedere in tal senso, il rapporto indica in che modo è possibile per i Paesi sviluppare un sistema di misurazione, reporting e verifica (measurement, reporting and verification o MRV) a livello nazionale per poter tracciare i progressi compiuti in materia di salute animale negli impegni nazionali sul clima. A tal fine, è fondamentale che i paesi ricorrano a metodi dettagliati, noti come Livello 2 o 3, elaborati dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC).

Mentre l’approccio Tier 1 comunemente usato consente esclusivamente di stimare le emissioni di gas serra per animale con medie regionali, il metodo Tier 2 esamina invece, sistemi locali di produzione specifici, nei quali rientrano i parametri della mandria, che misurano gli impatti sul numero di animali tra cui mortalità, fertilità, età al primo parto e tasso di rimonta, oltre a fornire informazioni sulla produzione, quali resa in latte e peso dell’animale nelle diverse fasi della vita.

Altrettanto fondamentali sono i dati sul mangime per le diverse categorie di animali e per i vari sistemi di gestione del letame, poiché tali aspetti incidono enormemente sui fattori di emissione. Secondo il rapporto, la misurazione di parametri come il fattore di conversione del metano (CH4) può addirittura richiedere il ricorso a metodi di Tier 3, caratterizzati da una modellazione e, quindi, da dati più complessi.

“Oltre all’opportunità di migliorare la salute degli animali per contribuire alla mitigazione del clima, questo rapporto evidenzia anche la necessità di colmare le lacune critiche nei dati e costruire capacità soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. I governi e il settore zootecnico dovrebbero sostenere gli investimenti a lungo termine nella ricerca e creare un contesto favorevole perché le politiche e i programmi in materia di salute animale possano mettere pienamente a frutto le loro potenzialità” afferma il rappresentante speciale del GRA, Hayden Montgomery.

Ma anche una visione complessiva sull’impatto della value chain

Tuttavia, gli interventi in materia di salute animale non possono essere presi in considerazione isolatamente a livello zootecnico, come se incidessero soltanto sulle emissioni dirette. Per esempio, le emissioni prodotte lungo la catena di approvvigionamento possono diminuire in seguito a una riduzione dei bisogni di rimonte o a variazioni della razione di mangimi. È dunque importante adottare una prospettiva sistemica e quindi, comprendere tutti i fattori responsabili delle emissioni e contabilizzare l’impatto lungo tutta la value chain.

Il report raccomanda di istituire un sistema di raccolta e manutenzione dei dati che includa l’intera gamma di soggetti interessati del settore, che aggiungerà valore alla raccolta di informazioni sulla salute degli animali a livello nazionale e internazionale. L’approccio adottato deve includere tutti gli attori del settore, compresi la ricerca e il mondo accademico e il settore privato, nonché i partner scientifici e industriali e di sviluppo come la Banca mondiale e l’IFAD che hanno contribuito alla relazione.

È necessario poi prendere in considerazione una valutazione combinata del ciclo di vita e una prospettiva sistemica per quantificare la riduzione delle emissioni indirette dovuta al miglioramento della salute degli animali (ad esempio variazioni del consumo di mangimi, utilizzazione di pascoli, consumo energetico).

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