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Food&Beverage: climate change il rischio più grave, il bio un trend del futuro

Nonostante le sfide degli ultimi due anni e il perdurare di un contesto sfavorevole, il 70% delle aziende del settore Food&Beverage è ottimista sul fatto che il reddito settoriale aumenterà nei prossimi due anni

Pubblicato il 22 Ago 2022

Fattori esterni che pongono il rischio maggiore nei prossimi 3-5 anni

La ripresa e la crescita che stava iniziando a caratterizzare il possibile superamento della pandemia è stata messa alla prova dall’instabilità politica che ha fatto schizzare i prezzi dell’energia e delle materie prime alle stelle, creando non pochi problemi anche a livello di interruzioni della catena di approvvigionamento. Un clima di incertezza che impatta in modo importante sui comportamenti, sulla propensione o meno alla spesa delle persone e viene da chiedersi come si riflette tutto questo nei carrelli della spesa e sulle nostre tavole? Quali sono i rischi e quali sono le opportunità più importanti in particolare per l’industria del Food&Beverage? Ma anche quali rischi e quali sfide dovranno affrontare le aziende nei prossimi anni?

Per rispondere a queste domande, WTW (Willis Towers Watson) – società di consulenza, brokeraggio e offerta di soluzioni alle imprese – ha intervistato 250 dirigenti senior di aziende leader nel settore Food&Beverage, dalla produzione e lavorazione degli alimenti alla produzione di birra e bevande analcoliche. L’indagine “Global Food and Beverage Survey Report 2022” è stata condotta dal partner Coleman Parkes, nel periodo gennaio-febbraio 2022 utilizzando la metodologia phone-to-web.

Ambiente e reputazione ESG gli elementi di maggiore rischio

Il 40% dei business leader considera l’ambiente come il più grande rischio esterno. Le risorse naturali e il cambiamento climatico sono stati classificati come i maggiori fattori di rischio ambientale in generale. Il marchio e la reputazione, che sono legati a questioni ESG come la sostenibilità e la lotta alla corruzione, sono stati giudicati come il più grande rischio interno (46%).

Più di due terzi (68%) degli intervistati ha dichiarato che la loro azienda non dispone di un’assicurazione specifica per i rischi ambientali, credendo che questi rischi fossero coperti da altre assicurazioni. Questa cifra corrispondeva al 63% per i rischi informatici, al 54% per quelli reputazionali e al 40% per il richiamo dei prodotti, tutti fattori classificati come fattori di rischio.

Trasformare le lezioni ricavate dalla pandemia in opportunità per il Food&Beverage

Inoltre, i lasciti della pandemia continueranno a condizionare l’industria. Le difficoltà nella catena di approvvigionamento (37%) e nell’attrazione e ritenzione dei talenti (37%) sono in cima alla lista degli ostacoli che si frappongono al raggiungimento degli obiettivi strategici. Anche le continue carenze di stock, di personale e di container per la spedizione avranno un impatto nei prossimi due anni.

Guardando alle opportunità, con la graduale ripresa delle attività, le aziende stanno cercando di massimizzare il potenziale dei cambiamenti indotti dal Covid-19: il 45% ha affermato che le maggiori opportunità risiedono nel proseguire a investire in automazione e digitalizzazione.

Priorità a stabilità e resilienza, Bio come futuro trend alimentare

I dirigenti senior hanno nominato la stabilizzazione dell’azienda (41%) come priorità assoluta per i prossimi due anni, classificandola al di sopra della crescita. Le aziende si stanno concentrando anche sulla resilienza tanto che il 97% dispone di processi formali per la pianificazione della continuità aziendale, il 63% dei quali è legato ai KPI aziendali.

Gli alimenti bio si collocano in cima all’elenco delle maggiori opportunità commerciali dei prossimi due anni, per il 48%. Le diete vegane e vegetariane sono considerate dal 30% meno vantaggiose a livello globale.

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