Acquaponica

Agricoltura acquaponica: il cambio di rotta per far fronte all’insicurezza alimentare

Dall’azzeramento degli sprechi all’abbattimento del lavoro usurante, dal risparmio di acqua e di terra alla genuinità delle materie prime, The Circle dimostra perché investire in un modello di produzione sostenibile come l’acquaponica per risolvere le spinose problematiche ambientali e sociali

Pubblicato il 13 Giu 2022

acquaponica

Risparmio di acqua e di terra, genuinità delle materie prime, tracciabilità del ciclo di produzione, riduzione delle emissioni, ma anche abbattimento del lavoro usurante nei campi: consumare prodotti alimentari di origine acquaponica fa bene all’ambiente, alla società e alla salute. 

Ne è convinta The Circle, prima azienda agricola acquaponica italiana di origini romane, nata nel 2017 da un’intuizione di Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e Thomas Marino, quattro giovani imprenditori classe 1992 che, nell’acquaponica, hanno intravisto la fattibilità di un business oggi scalabile che contribuisce a risolvere le più spinose problematiche ambientali.

Acquaponica, modello di produzione sostenibile, tracciabile e sicuro

Il principio alla base della tecnologia acquaponica è che in natura non esistono scarti, è tutto un riciclo: l’acquaponica, infatti, è frutto della combinazione di due tecniche, coltivazione fuori suolo (o meglio idroponica) e acquacoltura e il cuore del suo funzionamento deriva dal fatto che dall’acqua contenuta all’interno di vasche in cui vengono allevati pesci d’acqua dolce è possibile produrre materie prime sostenibili, ricercate, fresche e di altissima qualità.

Gli escrementi dei pesci, trasformarti da ammoniaca ad azoto, diventano una risorsa per il ciclo produttivo successivo, la fabbricazione dei trasformati consente di non scartare la materia prima in eccesso e gli impianti fotovoltaici rendono meno energivoro l’impianto. Un ecosistema che ha tutte le carte in regola per far fronte alla situazione critica che ci troviamo ad affrontare in cui cambiamenti climatici, perdita della biodiversità, conseguenze della pandemia da COVID-19 e guerra in Ucraina hanno e stanno fortemente impattando sulla sicurezza alimentare e nutrizionale.

Una soluzione possibile alla fame nel mondo

Nel 2022 circa 258 milioni di persone in 58 paesi e territori hanno sofferto un’insicurezza alimentare acuta a livelli di crisi o peggiori, rispetto a 193 milioni di persone in 53 paesi e territori nel 2021. Questo è il numero più alto nei sette anni di storia del Global Report on Food Crises (GRFC) (e consultabile nella sua forma integrale a questa pagina). Tendenze preoccupanti frutto di molteplici fattori che si alimentano tra loro, dai conflitti agli eventi meteorologici estremi, dalle crisi economiche a quelle sanitarie.

In particolare, ricadute economiche della pandemia di СOVID-19 e gli effetti a catena della guerra in Ucraina sono diventati i principali motori della fame, in particolare nei paesi più poveri del mondo, principalmente a causa della loro elevata dipendenza dalle importazioni di fattori di produzione alimentari e agricoli e della vulnerabilità agli shock economici globali cumulativi, tra cui l’impennata dei prezzi alimentari e gravi perturbazioni dei mercati.

“L’Europa, per prima, è vincolata da una dipendenza dalle importazioni alimentari e agricole e, proprio per questo, è vulnerabile agli shock dei prezzi alimentari. Urge un cambio di rotta basato su un’autonomia agricola” dichiara Thomas Marino, co-founder di The Circle. 

E se si considerano le previsioni dell’ONU secondo cui entro il 2050, ci saranno 9,7 miliardi di persone sul pianeta, a cui seguirà un aumento della domanda di risorse naturali che a sua volta porterà ad una maggiore scarsità di acqua e di suolo fertile in tutto il mondo, l’urgenza di individuare tecniche di produzione alimentare rispettose delle risorse e dell’ambiente non può far altro che diventare più impellente.

Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e Thomas Marino, co-founder The Circle
Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e Thomas Marino, co-founder The Circle

Questo è il momento di investire in sistemi alimentari sostenibili

I sistemi agroalimentari sono responsabili del consumo di circa un terzo dell’energia e di due terzi di acqua dolce. Tuttavia, dotando le imprese di tecnologie innovative (soprattutto se si raggiungono le tantissime realtà di medie e piccole dimensioni), si può non solo contribuire a ridurre i consumi di energia, ma anche dare un contributo molto importante a livello di capacità produttiva. Per altri versi, pensando al grande problema dell’acqua, queste stesse aziende possono contribuire a un miglior controllo della risorsa idrica, azzerando gli sprechi ma anche gestendo e distribuendo meglio l’acqua disponibile.

Secondo Marino “Questo è il momento di investire per creare un nuovo sistema di produzione alimentare sostenibile, all’avanguardia, tracciato e sicuro. Un sistema che porti i Paesi ad essere sempre più autosufficienti dal punto di vista delle produzioni di cibo. Dall’Italia possiamo fare tanto, dimostrando il valore di un modello di produzione sostenibile applicato a un contesto di eccellenza alimentare, affermandoci come esempio virtuoso da imitare all’estero” aggiunge Marino.

Cresce l’interesse nell’acquaponica

Nel frattempo, la Commissione Europea sta incentivando una soluzione agricola che riceve sempre più finanziamenti da parte di venture capital e fondi d’investimento, ponendo al centro della propria tecnologia l’utilizzo del materiale organico prodotto dai pesci come sostituto dei diserbanti e dei fertilizzanti di sintesi: l’acquaponica.

Ad oggi The Circle possiede il più grande impianto acquaponico del continente europeo, esteso su 5000mq. Varietà di piante ed erbe di altissima qualità e pregiate, pesti, oli e sali aromatizzati hanno attirato l’attenzione di alcuni dei maggiori player del settore ristorazione, tra cui Il Pagliaccio, Acquolina, Roscioli, Imàgo, Il Giglio in Toscana, Glass, All’oro, Cracco Portofino, Marco Martini, Luciano Cucina Italiana e decretato l’ingresso dei trasformati nella GDO grazie ad un’importante partnership con Gruppo CR – Conad. Attualmente sostengono The Circle: Regione Lazio, Bricofer, Gruppo CR, famiglia Brachetti Peretti e De Marinis Srl.

Il mercato dell’acquaponica al 2033

Il mercato globale dell’acquaponica (come suggerito dalla ricerca di Fact.MR) dovrebbe crescere con un CAGR del 12,10% nel periodo di previsione 2023- 2033. E se ha un valore di 864 milioni di dollari nel 2023, si prevede che supererà una valutazione di 2,7 miliardi di dollari entro il 2033. La più grande quota di mercato appartiene al Nord America. Il mercato nella regione nordamericana crescers a seguito della rapida crescita demografica della regione, della crescente domanda di prodotti biologici dello sviluppo di tecniche agricole urbane, della crescente consapevolezza dei consumatori sui problemi di salute e della tecnologia e dell’agricoltura

La capacità di migliorare la produzione complessiva utilizzando meno risorse rispetto al metodi tradizionali di agricoltura e acquacoltura è il principale motore del settore. Inoltre, è un metodo pratico perché aumenta la produzione complessiva pur essendo conveniente. La produttività della produzione vegetale può essere raggiunta con l’acquaponica in circa il 10% della superficie terrestre richiesta e il 5% del volume d’acqua richiesto

Inoltre, l’acquaponica promuove il concetto che eleva i luoghi di lavoro a “Green Space”. Con l’installazione di questi sistemi nei loro uffici, le aziende di tutto il mondo stanno dimostrando la loro dedizione alla sostenibilità e i vantaggi sul lavoro includono l’istruzione, la salute dei lavoratori e frutta fresca come le erbe per la mensa.

Non mancano gli ostacoli, strettamente legati al prezzo relativamente elevato della configurazione iniziale del sistema tecnologico. Il crescente interesse per progetti economicamente validi e su larga scala è il risultato della crescente domanda di alimenti biologici e naturali, nonché dello sviluppo di pratiche agricole urbane. Il mercato è relativamente frammentato, con pochi concorrenti a livello nazionale e una carenza di imprese regionali e internazionali

Perché consumare prodotti alimentari di origine acquaponica 

“Nel nostro impianto produciamo insalata, leaves di IV gamma come rucola, senape, mizuna, spinacio, pak choi, acetosella ed erbe aromatiche come basilico e prezzemolo che, in parte, utilizziamo anche per trasformati, oli e sali aromatizzati” specifica Thomas Marino. 

Dall’azzeramento degli sprechi all’abbattimento del lavoro usurante, dal risparmio di acqua e di terra alla genuinità delle materie prime, The Circle ha identificato 8 motivi per cui dovremmo iniziare a consumare prodotti alimentari di origine acquaponica. 

Innanzitutto, l’acquaponica pone al centro della propria tecnologia il risparmio di risorse idriche fino al 90% grazie a un sistema a ricircolo di coltivazione in cui l’acqua, grazie all’uso di una o più pompe, viene prelevata da una vasca nella quale vengono allevati pesci. Filtrata e depurata, questa irriga le radici delle piante contenute all’interno di torri verticali per poi tornare nel bacino principale. 

La verticalizzazione degli spazi favorita dall’impiego di torri interamente soilless da cui gli operatori agricoli colgono la materia prima riduce sensibilmente il consumo di terre. Con questa tecnologia, dopo anni di cicli produttivi, i terreni vengono conservati e preservati per le future generazioni. 

Tra il limitatissimo impiego dei trasporti e l’utilizzo di energia interamente sostenibile derivata da pannelli fotovoltaici, con l’utilizzo dei pesci in agricoltura si arriva ad un risparmio di 33.000 kg/anno di CO2 non immessa in atmosfera e la riduzione di oltre il 90% di emissioni.

Acquaponica è anche sinonimo di nessun uso dei concimi chimici: i pesci allevati nei bacini acquaponici artificiali, solitamente carpe koi o tilapie, producono sostanze di scarto e ammoniaca sotto forma di escrementi. L’acqua contaminata dal materiale organico prodotto dai pesci, il carburante naturale dell’acquaponica, viene prelevata dalle vasche grazie a una pompa e portata verso un biofiltro che ospita una popolazione di batteri in grado di scindere le molecole di ammoniaca in nitriti, nitrati e azoto, il nutriente principale per la coltivazione delle piante.

L’innovazione digitale tutela lavoratori e consumatori

Negli impianti acquaponici di produzione fuori suolo, il lavoro usurante viene sostituito da lavoro qualificato. Attraverso la sensoristica, il controllo da remoto e le torri di coltivazione verticale, infatti, tutti i problemi legati all’usura umana dell’operatore agricolo vengono eliminati con l’obiettivo di dare il giusto valore a tutta la filiera alimentare, valorizzando al massimo la manodopera e la materia prima. 

Che si tratti di frutta o verdura fresche di stagione, dalla semina alla raccolta, il consumatore può conoscere tutte le fasi di vita del prodotto finale grazie alla tecnologia avanzata di un impianto che sfrutta la sensoristica e i sistemi di controllo da remoto per tracciare l’intero ciclo di vita del prodotto. 

Le varietà della materia prima prodotte negli impianti acquaponici seguono le stagionalità sin dalla scelta dei semi: i prodotti, grazie alla cura e all’attenzione continua che ricevono e alla tecnologia presente nell’impianto, sono in grado di esprimere il massimo in termini di gusto e qualità organolettiche. Colori, gusto e consistenza sono solo alcune delle caratteristiche principali dei prodotti freschi acquaponici. Oltre a questo, il taglio che avviene sempre entro le 24h dalla consegna garantisce una durata del prodotto massimizzata.

Acquaponica per lo sviluppo sostenibile

Uno dei messaggi chiave che hanno caratterizzato il Summit sui Sistemi Alimentari ONU – UNFSS+2, è che per eliminare la fame e la povertà, non basta fornire assistenza umanitaria, bensì occorre investire per una trasformazione dei food systems, in nuovi sistemi alimentari inclusivi ed ecologicamente sostenibili.

Purtroppo, come constatato durante il vertice che si è tenuto a Roma dal 24 al 26 luglio 2023, la strada per realizzare gli SDGs (o Sustainable Development Goals) è ancora lunga e una delle principali priorità è rappresentata dalla lotta contro l’insicurezza alimentare che può essere raggiunta solo con una forte cooperazione internazionale, con l’integrazione dei percorsi nazionali nelle strategie di sviluppo e con un forte impegno in termini di finanziamento che permetta di accelerare la trasformazione dei sistemi alimentari. Fondamentale anche per ridurre le emissioni di CO2, in linea con l’obiettivo di 1,5 °C dell’Accordo di Parigi.

Allo stesso tempo, è emersa la consapevolezza degli impatti negativi della crisi climatica sull’agricoltura e sui piccoli agricoltori.Un ruolo speciale è stato affidato all’innovazione tecnologica, in particolare quelle forme di innovazione che permettono di ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici e di attuare forme di adattamento per far progredire la trasformazione dei sistemi agroalimentari.

Il Summit è stato indetto dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, che nel discorso inaugurale ha denunciato che in un mondo ricco di risorse, è vergognoso che le persone continuino a soffrire e morire di fame. Il rischio più grave è quello che porta verso l’impoverimento dei sistemi alimentari, e per evitarla è necessario creare una nuova struttura finanziaria per gli alimenti coinvolgendo governi, settore privato e partner di sviluppo, al fine di mobilitare fino a 400 miliardi di dollari all’anno fino al 2030.

Dalla Vice Segretaria Generale dell’ONU, Amina Mohammed, che ha concluso l’UNFSS+2, è arrivata una esortazione a una mobilitazione, con particolare enfasi sullo sviluppo finanziario, sulla mitigazione del debito, sull’inclusione sociale e sull’accessibilità universale alla scienza, alla tecnologia e all’innovazione.

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