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Generazione Cibo, la piattaforma di dialogo sul carbon farming



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Con il supporto scientifico di Invernizzi AGRI Lab di SDA Bocconi, Generazione Cibo ha l’ambizione di costruire uno spazio di riflessione e dibattito sul carbon farming e stimolare un nuovo framework legislativo di supporto. Tra i partner dell’iniziativa Assalzoo, Assica, XFarm, Genagricola e Oleificio Zucchi

Pubblicato il 30 ott 2023



Generazione Cibo

Una piattaforma creata da imprese e associazioni per stimolare il dialogo tra Istituzioni e privati finalizzato a disseminare e promuovere modelli di business CO2 zero, che rispettano e integrano il valore della sostenibilità, in linea con le necessità strategiche di una maggiore autonomia produttiva ed energetica del tessuto economico-aziendale dell’Italia.

Si presenta così alla Camera dei Deputati “Generazione Cibo“, uno spazio che si propone di riunire aziende e associazioni agroalimentari sul carbon farming, tema che sta guadagnando sempre più risonanza sia nel nostro Paese che in generale in Europa, affinché il comparto dell’agroindustria diventi protagonista nella divulgazione sulla sostenibilità e sulle policy maggiormente innovative.

Tra i partner dell’iniziativa Assalzoo, Assica, XFarm, Genagricola e Oleificio Zucchi, che hanno raccontato le proprie best practice. Le prime realtà associate concordano sull’importanza del carbon farming per l’intero comparto agroalimentare e la necessità che le Istituzioni dialoghino con gli operatori della filiera per un perimetro normativo che assicuri al contempo la competitività delle aziende e la sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Perché nasce Generazione Cibo

Generazione Cibo nasce in risposta a due grandi fenomeni. Da un lato la pandemia, i conflitti, gli ostacoli al commercio che sottolineano l’urgenza di rafforzare le produzioni nazionali, diminuendo la dipendenza del comparto agroalimentare made in Italy da Paesi terzi. Dall’altro, soprattutto a livello europeo e su forte impulso dei consumatori si moltiplicano le richieste per un miglioramento quali-quantitativo delle produzioni e per un minore impiego di mezzi tecnici.

Anche perché, e lo dimostrano i sempre più frequenti e intensi eventi metereologici, il cambiamento climatico mette sempre più a rischio la sicurezza alimentare e non è più procrastinabile una presa di posizione che agisca sia lato mitigazione che lato adattamento. In questo senso, l’agricoltura può giocare un ruolo di primo piano nel contrastare l’impatto dei cambiamenti climatici.

Tramite una serie di pratiche identificate come agricoltura rigenerativa, agro-ecologiche o carbon farming, è possibile non solo immagazzinare nel terreno la CO2 prodotta anche da altri settori e limitare le emissioni del settore agricolo, ma combattere al contempo il degrado del suolo, preservarne la biodiversità e gestire responsabilmente le risorse idriche. Tuttavia, tali pratiche devono essere sempre compatibili con la necessità di produrre cibo di qualità a costi sociali accettabili e di generare reddito alle imprese agricole e alle filiere collegate.

Le aree di intervento per una normativa più efficace

Generazione Cibo, che è nata con il supporto scientifico di Invernizzi AGRI Lab di SDA Bocconi, si propone di agire lungo sei fronti.

Anzitutto, definendo chiaramente le tecniche e pratiche agricole a “emissione zero”. Il che consentirebbe di creare un pacchetto completo e aggiornabile di azioni e tecnologie che possono essere incentivate e riconosciute direttamente sui prodotti, valorizzando la filiera “dal campo alla tavola” sia in termini ambientali che economici.

Il secondo punto riguarda l’intenzione di fornire incentivi per la consulenza su progetti agricoli a “emissione zero”. Le aziende nel settore agroalimentare che investono in progetti con l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio potrebbero beneficiare di certificazioni volontarie pubbliche o private, contribuendo così alla sostenibilità ambientale.

Per incoraggiare la vendita di crediti di carbonio derivati dallo stoccaggio certificato di CO2 con la lavorazione/gestione del fondo agricolo, Generazione Cibo propone di far riconoscere tale attività come parte integrante dell’agricoltura, superando le limitazioni attuali dell’Agenzia delle Entrate.

Promuovere la creazione di contratti di filiera verticale a “emissione zero” è un’altra proposta chiave. Questo incentiverebbe l’industria alimentare a sviluppare filiere nazionali di approvvigionamento più forti, premiando coloro che adottano pratiche di carbon farming e ottengono crediti correlati.

Per coinvolgere i consumatori nella scelta di prodotti a “emissione zero” e premiare le aziende che investono in produzioni sostenibili, Generazione Cibo si impegnerà a promuovere nuovi sistemi di etichettatura e certificazione, o l’integrazione di quelli già esistenti.

Infine, Generazione Cibo si impegna a promuovere la definizione di criteri oggettivi per il settore alimentare, una sorta di “tassonomia europea per la sostenibilità“, consentendo l’accesso a finanziamenti agevolati e quindi, sostenere ulteriormente la transizione verso pratiche agricole più sostenibili.

Tutto il potenziale del carbon farming

Filippo Gallinella, deputato e presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati nella XVIII legislatura e ora portavoce di Generazione Cibo, mette l’accento sull’importanza di innovare il contesto legislativo italiano, in linea con le migliori tecnologie sul carbon farming.

“Con Generazione Cibo apriamo oggi la strada per una riflessione su questo, con uno sguardo al futuro delle prossime generazioni, in linea con le necessità strategica di una maggiore autonomia produttiva ed energetica del nostro sistema-Paese” aggiunge Gallinella.

Serve un approccio strutturato per valutare gli effetti

Il direttore dell’Invernizzi AGRI Lab di SDA Bocconi, Vitaliano Fiorillo, sottolinea la necessità di guardare alla complessità dei mercati del carbonio e di adottare un approccio strutturato alla normativa: “il carbon farming è una straordinaria opportunità di rinnovamento dell’agricoltura verso un modello più sostenibile, per questo è fondamentale strutturare un mercato del carbonio al riparo da bolle speculative”, “e altrettanto solida deve essere la metodologia per la valutazione degli effetti del carbon farming sul suolo, con particolare riguardo alla capacità dei suoli di stoccare CO2” aggiunge la dott.ssa Marianna Lo Zoppo, coordinatrice dell’Invernizzi AGRI Lab.

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