Pillar

Agricoltura rigenerativa: nuova vita al suolo per produrre in modo sostenibile

L’agricoltura rigenerativa mira a conservare e ripristinare i terreni agricoli, messi a repentaglio da pratiche di gestione insostenibili. Una opportunità unica per gli agricoltori di contribuire a invertire i cambiamenti climatici promuovendo naturalmente la biodiversità, migliorando la qualità dell’acqua, il contenuto organico del suolo e la salute dell’ecosistema in generale

Pubblicato il 02 Gen 2023

shutterstock_786484591 (1)

I suoli garantiscono servizi ecosistemici cruciali come la fornitura di cibo, il sequestro del carbonio e la purificazione dell’acqua. Ospitano oltre il 25% di tutta la biodiversità e forniscono più del 95% di cibo a 8 miliardi di persone. Inoltre, rappresentano il più grande bacino terrestre di carbonio tanto che l’Unione europea pone il concetto di “suoli sani” al centro del Green Deal europeo per raggiungere la neutralità climatica, l’inquinamento zero, l’approvvigionamento alimentare sostenibile e un ambiente resiliente.

Eppure, come stimano gli scienziati del Centro comune di ricerca della Commissione europea (il Joint Research Centre, JRC)  il 13% dei suoli nell’UE soffre di elevati livelli di erosione con costi annuali di 1,25 miliardi di euro a causa della perdita di produttività agricola. Ogni anno, le terre coltivate perdono 7,4 milioni di tonnellate di carbonio a causa di una gestione non sostenibile. E secondo una relazione della Corte dei conti europea, il 25% dei terreni dell’Europa meridionale e orientale è ad alto rischio di desertificazione.

Sono i contraccolpi di un degrado e di uno sfruttamento eccessivo dei suoli causato anche e in gran parte da pratiche agricole intensive che per decenni, con l’esclusiva priorità di massimizzare le rese e il profitto – come in gran parte è avvenuto dagli anni Cinquanta del secolo scorso –, li hanno impoveriti con l’uso smoderato di fertilizzanti, agrofarmaci e forte movimentazione dei terreni rendendoli improduttivi. Con questo ritmo, tra 60 anni ci troveremo senza suolo, ovvero senza un terreno adeguato per il nostro sostentamento.

L’innovazione può fare davvero tanto per vincere la sfida della sostenibilità ambientale e l’innovazione in ambito agricolo è e sarà sempre più importante. Purtroppo nell’ambito del degrado del suolo, dell’esaurimento delle falde acquifere, del deflusso di azoto ed emissioni di gas serra, solo per fare alcuni esempi, l’agricoltura ha contribuito pesantemente, ma si può invertire la rotta, anche se certamente occorre agire in fretta.

Dal degrado del suolo verso l’agricoltura rigenerativa

Il paradosso è che con i tassi di crescita attuali in termini di fabbisogno alimentare, avremmo bisogno di un trend di segno opposto. Per nutrire una popolazione in crescita, limitare i cambiamenti climatici e le condizioni meteorologiche estreme e fermare il declino della biodiversità, dobbiamo rigenerare i terreni agricoli in tutto il pianeta.

La teorizzazione e la pratica dell’agricoltura rigenerativa si inseriscono nella crescente attenzione per la produzione alimentare rispettosa dell’ambiente, che incontra sempre più il favore dei consumatori. Alla radice di questo approccio, che combina tecniche moderne e antichi saperi, c’è l’idea che l’opera umana debba inserirsi armonicamente e positivamente negli equilibri naturali, senza sfruttare la natura; anzi, operando per recuperare la fertilità dei terreni. In tal senso, è chiaro il rimando ai principi dell’agricoltura biologica, con la quale questo insieme di tecniche agronomiche può sposarsi perfettamente, nell’ottica della sostenibilità.

Agricoltura rigenerativa: perché è importante

Secondo un’analisi Coldiretti, nell’arco di 25 anni l’Italia ha perso più di un terreno agricolo su quattro seguendo un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa del 28% delle campagne compromettendo la sicurezza ambientale e alimentare. Un problema grave per un Paese come l’Italia che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo e la dipendenza dall’estero in molti settori: dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. Difficoltà accentuata dai pesanti effetti della guerra in Ucraina sulle forniture alimentari con l’impennata dei costi delle materie prime e dell’energia, che si somma ai problemi che già da diverso tempo ostacolano trasporti e logistica. Come rileva peraltro, in riferimento al quarto trimestre 2021, il Report Agrimercati di Ismea.

Ma la sparizione di terra fertile non pesa solo sugli approvvigionamenti alimentari: dal 2012 ad oggi il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non ha potuto garantire l’assorbimento di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie, aumentando la pericolosità idraulica dei territori con danni e vittime. Una situazione aggravata dalla tendente tropicalizzazione del clima con quasi 34 eventi estremi al giorno nell’ultimo anno tra ondate di nubifragi e grandinate e lunghi periodi di siccità nella Penisola dove oggi 9 comuni su 10 sono a rischio idrogeologico, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ispra.

Eventi estremi che provocano danni perché colpiscono aree rese più fragili dalla cementificazione e dall’abbandono. Nel 2021 in Italia sono stati consumati oltre 2 metri quadrati di suolo al secondo, il valore più alto negli ultimi 10 anni – sottolinea Coldiretti – con il cemento che ricopre ormai 21.500 km quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato, secondo il Rapporto elaborato dall’Ispra. Per questo occorre fermare subito il consumo di suolo ma sono anche necessari interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini e utilizzando anche le ex cave per raccogliere l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e gestirne l’utilizzo quando serve.

Agricoltura rigenerativa: cos’è

Con la crescente pressione che oggi grava sulle aziende agricole, tanto di grandi quanto di piccole dimensioni, di fronte all’aumento costante delle temperature e degli eventi meteorologici estremi come siccità prolungata e alluvioni distruttive, contemporaneamente all’aumento della popolazione globale e alla domanda di cibo, molte più pratiche agricole eco-compatibili come l’agricoltura rigenerativa hanno iniziato a guadagnare una certa popolarità.

Benché non esista una definizione formale, l’agricoltura rigenerativa si riferisce a un sistema di principi e pratiche agricole che aumenta la biodiversità, arricchisce i suoli, migliora i bacini idrografici e migliora l’ecosistema nel suo complesso; con conseguente aumento dei rendimenti, maggiore resilienza agli eventi meteo estremi e al climate change e maggiore salute e vitalità per le comunità rurali.

Parola d’ordine? Restituire vitalità al suolo

A contribuire all’agricoltura rigenerativa, sono state diverse esperienze di coltivazione sostenibile orientate a un uso efficiente delle risorse e al calo dei costi di manodopera, il tutto rispettando equilibri naturali e biodiversità. Le tecniche adottate permettono di beneficiare delle proprietà della terra, senza richiedere particolari lavorazioni.

Infatti, per rivitalizzare i suoli si agisce su minerali, parte organica e microbiologia, elementi essenziali per la fertilità. Questo avviene riattivando i cicli naturali, attraverso l’azione combinata di pratiche agricole biologiche per la nutrizione delle piante e la difesa delle colture, sostenute dall’arricchimento dei terreni con preparati naturali specifici. L’obiettivo è ottenere un humus idoneo a ospitare piante sane e resistenti, in grado di offrire prodotti di qualità e di conseguenza, garantire il benessere di animali ed esseri umani.

I principi dell’agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa richiede di pensare a come tutti gli aspetti dell’agricoltura siano collegati attraverso una rete – una rete di entità che crescono, migliorano, scambiano, distribuiscono e consumano beni e servizi – invece di una catena di approvvigionamento lineare. Si tratta di agricoltura e allevamento in uno stile che nutre le persone e la terra, con pratiche specifiche che variano da coltivatore a coltivatore e da regione a regione.

Non esiste un regolamento rigoroso, ma i principi olistici alla base del sistema dell’agricoltura rigenerativa hanno lo scopo di ripristinare la salute del suolo e dell’ecosistema, affrontare la disuguaglianza e lasciare la nostra terra, le acque e il clima in condizioni migliori per le generazioni future.

Nella pratica, l’agricoltura rigenerativa parte da un’analisi atta a stabilire il livello di impoverimento del terreno, per poi intervenire attraverso tre principi di base.

Essenziale ai fini della fertilità del suolo e necessaria per assicurare buone rese produttive, limitare l’uso di fitofarmaci e favorire l’impiego di principi attivi ecocompatibili, la diversificazione colturale. Infatti, la rotazione delle piante coltivate amplia il numero delle famiglie botaniche a contatto con il suolo, così da proteggerlo efficacemente dagli agenti atmosferici e migliorarne la struttura, grazie all’azione delle radici delle piante. Questa pratica è utile per stimolare l’attività biologica dei terreni, eliminando periodi di interruzione colturale e limitando i possibili danni dovuti all’erosione delle superfici e della perdita di biodiversità.

La seconda regola riguarda la riduzione delle lavorazioni, in particolare l’impatto meccanico sui suoli, poiché limitare l’intensità e la profondità delle lavorazioni, come i transiti sui terreni, aiuta i suoli a recuperare fertilità e protegge l’habitat e la ricchezza biologica degli organismi che popolano il terreno. La vita e il contributo dei lombrichi, ad esempio, così facendo vengono favoriti, contribuendo alla strutturazione del suolo già offerta dalle radici delle piante. Inoltre, evitare l’eccessiva ossigenazione aiuterebbe a mantenere la sostanza organica. Nell’agricoltura rigenerativa, la progressiva riduzione della meccanizzazione può arrivare fino all’assenza totale di lavorazione sui terreni, scelta utile anche per ridurre notevolmente il lavoro necessario e i consumi di carburante.

Un altro principio è quello della copertura del suolo che con i residui delle coltivazioni aiuta a trattenere l’acqua e migliora la struttura complessiva, fissando gli elementi nutritivi e la sostanza organica. In poche parole, il suolo non deve mai essere “nudo”. Filosofia che può dispiegarsi proficuamente anche con l’allevamento estensivo del bestiame (al pascolo), per contribuire alla vitalità biologica dei terreni. Inoltre, possono essere impiegati specifici preparati biologici, per sostenerne la nutrizione, o tecniche tipiche della lotta integrata, per proteggere le piante dai parassiti.

Agricoltura rigenerativa nel mondo

Secondo una ricerca di StartUs.insights su 5.290 startup e scaleup AgriTech, l’agricoltura rigenerativa rientra tra le dieci principali tendenze globali del 2022 che soddisfano la crescente domanda di automazione agricola, digitalizzazione e sostenibilità, ma la prospettiva di utilizzo è ancora lontana. Nel 2022 solo il 4% dell’AgTech è destinato a queste tecniche.

La più diffusa è l’Internet of Things (IoT), che alimentato dalla tecnologia dei sensori, consente di raccogliere dati sul campo in tempo reale e di monitorare al meglio le esigenze delle singole colture e degli animali prendendo decisioni basate sui dati. L’automazione nell’irrigazione, nelle macchine agricole e nella raccolta facilita le operazioni agricole riducendo al minimo le perdite. Inoltre, i droni risparmiano il tempo speso per lo scouting delle colture e le immagini raccolte, anche grazie ai satelliti e abbinate al Global Positioning System (GPS), forniscono una visione del campo ad alta risoluzione e specifica della posizione.

I progressi nell’Intelligenza artificiale e nell’apprendimento automatico (ML) aumentano l’accuratezza delle previsioni e forniscono approfondimenti su eventi meteorologici, classificazione delle colture e malattie di piante e animali. L’agricoltura di precisione è un’altra tendenza importante osservata in tutto il settore. Infine, le startup sviluppano anche soluzioni di agricoltura sostenibile e quindi avanzano nuove tecniche di coltivazione come l’idroponica e l’acquaponica.

Nel loro insieme, queste innovazioni tecnologiche generano cambiamenti dirompenti e sostenibili nelle pratiche agricole. L’obiettivo non è solo quello di migliorare la qualità e la quantità complessiva delle colture e migliorare la gestione del bestiame, ma anche di raggiungere l’obiettivo finale di un futuro sostenibile.

Agricoltura rigenerativa in crescita del 14% per i prossimi 10 anni

L’agricoltura rigenerativa sta vivendo un periodo di crescita straordinaria, con prospettive positive fino al 2032, quando si prevede che il settore supererà i 32 miliardi di dollari, contro gli 8,7 miliardi di capitalizzazione di mercato raggiunti nel 2022. Questo boom, come denunciato dall’analisi di Emergen Research, è alimentato dalla crescente consapevolezza dei danni causati all’ambiente dalle pratiche agricole tradizionali, tra cui erosione del suolo, inquinamento delle risorse idriche, perdita di biodiversità ed emissioni di gas serra. Ma anche dalla domanda di approcci agricoli più sostenibili, con un’enfasi speciale sul recupero e miglioramento degli ecosistemi attraverso tecniche come la rotazione delle colture, la riduzione della lavorazione del suolo e l’uso di colture di copertura.

Un aspetto cruciale dell’agricoltura rigenerativa è il suo ruolo nel sequestro del carbonio, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici. Mantenendo suoli nutrienti, organici e sani, queste pratiche non solo migliorano la capacità del terreno di catturare e immagazzinare il carbonio, ma anche aumentano la produttività delle colture e rendono l’agricoltura più efficiente.

D’altro canto, i consumatori cercano sempre più prodotti sostenibili da inserire nella dieta che riflettano i loro valori ecologici, e l’agricoltura rigenerativa, grazie al suo focus sulla salute degli ecosistemi e sulla protezione dell’ambiente, ha un certo appeal agli occhi dei consumatori più eco-friendly, alimentando ulteriormente la crescita del settore.

Tuttavia, ci sono sfide da affrontare per il futuro. Una delle principali è la mancanza di consapevolezza tra i consumatori riguardo ai benefici dell’agricoltura rigenerativa, il che richiede sforzi informativi e di comunicazione. Inoltre, la carenza di manodopera qualificata e competenze necessarie per gestire gli strumenti e le tecnologie rappresenta un ostacolo significativo.

Tra i principali attori dell’agricoltura rigenerativa ci sono aziende di grandi e medie dimensioni che stanno adottando diverse strategie, come fusioni e acquisizioni, accordi strategici e lo sviluppo di prodotti più efficaci. Alcuni dei top player del settore includono Corteva Agriscience, Syngenta, Basf, Dow AgroSciences, Bunge, Cargill, General Mills, Danone, Patagonia Provisions e Dr. Bronner’s. Queste aziende stanno contribuendo in modo significativo all’espansione e allo sviluppo dell’agricoltura rigenerativa.

Agricoltura rigenerativa: i vantaggi

Tra i benefici della diffusione su larga scala di questo approccio possiamo ritrovare: il recupero della fertilità del suolo che passa per ricostruzione organica e mineralizzazione; la drastica riduzione delle emissioni e dei consumi di risorse dovuti alle lavorazioni; l’assorbimento di anidride carbonica; l’arresto dell’erosione dei terreni che salvaguarda la sicurezza idrogeologica dei territori; la protezione della purezza delle acque sotterranee, grazie all’estrema riduzione o all’assenza di deflusso di pesticidi e fertilizzanti; ed infine, la riduzione dei costi dovuti alla gestione e ai trattamenti con agrofarmaci.

Al di là delle convinzioni personali e dei pregiudizi da superare, questo metodo oggi rappresenta un modello agricolo efficiente e in evoluzione, che stimola a una nuova mentalità nei confronti della natura. Alla luce di questa rivisitazione del ruolo dell’agricoltura negli equilibri ambientali, anche l’attribuzione del concetto di sostenibilità dovrebbe essere ripensato.

Inoltre, presuppone uno sforzo intrinsecamente collaborativo, perché il costo della transizione dall’agricoltura globale alle pratiche rigenerative non può ricadere solo sugli agricoltori. Consumatori, aziende e governi devono richiedere che il cibo sia coltivato in modo favorevole al clima e che gli agricoltori possano contare su un supporto adeguato per la gestione di questa transizione.

Agricoltura rigenerativa: quanto vale per ambiente e business

Un’indagine condotta dal Boston Consulting Group (BCG) rivela come, oltre ai comprovati vantaggi ambientali, l’adozione dell’agricoltura rigenerativa possa costituire una risorsa importante anche per i profitti aziendali, purché si trovino le soluzioni giuste – finanziarie e di formazione – per accompagnare gli imprenditori nella transizione.

Questo modello mira a creare sistemi agricoli equilibrati e resilienti, fornendo non solo cibo in modo sostenibile ma contribuendo anche al sequestro del carbonio atmosferico e alla conservazione della biodiversità. Tuttavia, la transizione verso l’agricoltura rigenerativa è un processo complesso che richiede un sostegno adeguato.

L’aspetto finanziario rappresenta una sfida significativa, e la ricerca sottolinea l’importanza di sviluppare soluzioni innovative per garantire un flusso stabile di investimenti. L’adozione di un “stack di finanziamento della transizione” coinvolgendo banche, compagnie di assicurazione, agenzie governative, fornitori e acquirenti di prodotti agricoli, può contribuire a ridurre i rischi e il costo della transizione, condividendoli lungo la catena del valore e riducendo i costi complessivi.

Tuttavia, il supporto alla transizione non può limitarsi alla leva finanziaria. È essenziale instaurare una relazioni forti e a lungo termine e un alto livello di fiducia tra tutti gli attori della catena del valore e offrire gli agricoltori accesso a formazione e conoscenze, per comprenderne i benefici sia in termini ambientali che economici e padroneggiare le nuove tecniche, ma anche strutture di supporto per facilitare il passaggio. Solo così è possibile realizzare un cambiamento significativo e sostenibile nell’agricoltura su scala globale.

Analizzando quanto avvenuto in Kansas emerge che nei primi due anni, quando gli agricoltori passano alla consociazione della soia con il grano, è probabile che siano soggetti ad un calo dei profitti fino al 60% o più, a causa delle rese più basse e dei costi aggiuntivi delle sementi e dei nuovi macchinari. Tuttavia, con il tempo e una volta che gli agricoltori raggiungono uno stato relativamente stabile di pratiche rigenerative, l’analisi BCG indica un caso commerciale positivo a lungo termine per gli agricoltori, con un aumento della redditività tra il 70% e il 120% e un ritorno sull’investimento tra il 15% e il 25% in 10 anni.

Agricoltura rigenerativa e PAC

La politica agricola comune (PAC) è una politica chiave dell’UE in materia di gestione del territorio e un motore centrale per la gestione dei terreni agricoli. Tra le priorità per la PAC 2023-2027, il sostegno alla crescita sostenibile della produzione alimentare e alle pratiche agricole più ecologiche attraverso gli ecosistemi sono particolarmente rilevanti per i suoli.

Nell’ambito di tali regimi, saranno erogati pagamenti specifici agli agricoltori che adottano pratiche sensibili al clima e alla natura, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Esempi di queste azioni includono l’agricoltura biologica, la rotazione delle colture e la conservazione di terreni ricchi di carbonio. Inoltre, la condizionalità rafforzata include un maggior numero di BCAA o buone condizioni agricole e ambientali rivolte alla protezione del suolo, quali: protezione delle zone umide/torbiere, divieto di bruciare stoppie coltivabili, fasce tampone, gestione della lavorazione del terreno per ridurre l’erosione del suolo, una copertura minima del suolo e rotazione delle colture.

Legge sul ripristino della natura, contesto ideale per l’agricoltura rigenerativa

Il percorso verso la Legge europea sul ripristino della natura si basa sul Regolamento proposto dalla Commissione Europea nel giugno 2022, che mira a recuperare gli habitat europei sofferenti o in cattive condizioni prima che possano essere irrimediabilmente compromessi. Questa iniziativa è cruciale per raggiungere gli obiettivi dell’UE al 2030 relativi al cambiamento climatico e alla biodiversità. La legge riflette gli impegni stabiliti nella COP15 dedicata alla biodiversità e si incarna nella proposta della Commissione di arrivare a conseguire, entro il 2030, un ripristino della natura in grado di interessare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE. Nel mese di luglio 2023 il Parlamento Europeo ha fatto un importante passo avanti approvando l’avvio dei negoziati con il Consiglio UE sulla legge europea dedicata a questo scopo per arrivare a definire il testo definitivo della legge.

La proposta di legge deve affrontare un importante percorso che è prima di tutto di conoscenza e creazione delle condizioni per la sua attuazione. A fronte della preoccupazione sollevata dalle forze politiche riguardante i potenziali rischi sociali di transizione, i deputati hanno previsto la possibilità di rinviare gli obiettivi di ripristino della natura, in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali. Inoltre, la Commissione ritiene che questa legge possa promuovere lo sviluppo sostenibile con un significativo ritorno economico. Gli investimenti dovrebbero generare 8 euro di benefici per ogni euro speso.

Oltre alla capacità di individuare e raccogliere risorse finanziarie a supporto del ripristino, il ruolo della finanza e dell’ESG, sta soprattutto nella visione e nella creazione di strategie volte e premiare tutti i progetti che concorrono a rendere più accessibili e più competitive le pratiche industriali e agricole coerenti con questi obiettivi. In definitiva la finanza deve contribuire a creare e a definire misure che permettano di sostenere questa trasformazione come una nuova forma di sviluppo attraverso pratiche di credito e finanziamento in cui il “rating” sia sempre più influenzato dalla misurazione dell’impatto naturale e dunque dalla capacità di contribuire al ripristino della natura e al recupero della biodiversità.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4