sostenibilità

Packaging a impatto zero: il progetto di ricerca di Alter Eco Pulp e Forever Bambù



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Alter Eco Pulp e Forever Bambù collaborano con l’Università La Sapienza in un progetto di ricerca focalizzato sulla produzione di cellulosa a impatto zero dal bambù gigante per la creazione di contenitori ecologici

Pubblicato il 4 gen 2024



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Si tratta del primo progetto di studio in Italia per la produzione di polpa di cellulosa, ottenuta con metodo organico dal bambù gigante, per il packaging a impatto zero. O meglio, contenitori ecologici riciclabili o compostabili, che garantiranno un minor impatto ambientale rispetto alla plastica tradizionale.

Alla guida troviamo Alter Eco Pulp, startup impegnata nella fabbricazione di packaging per il settore della ristorazione a partire da cellulosa derivata da scarti di lavorazione agricola – con un impianto produttivo situato a Tivoli (Roma) e legata ad Alter Eco Disposable, fornitore italiano di prodotti monouso per la ristorazione – e Forever Bambù, impresa europea specializzata nella piantumazione e gestione di foreste di bambù gigante, in collaborazione con l’Università La Sapienza.

Alter Eco Pulp e Forever Bambù combattono l’inquinamento da plastica

I dati relativi all’utilizzo della plastica monouso sono allarmanti: nonostante la normativa UE del 2022, il Plastic Waste Makers Index 2023 segnala un incremento costante nell’uso di rifiuti, con 139 milioni di tonnellate solo nel 2021. Tonnellate che, troppo spesso se utilizzate e quindi sporche, non vengono riciclate.

Per questo le due società hanno scelto di mettere a fattor comune le rispettive iniziative votate alla sostenibilità. Da un lato, quella promossa da Forever Bambù che recupera terreni abbandonati, li lavora e li piantuma con un protocollo agroforestale biologico e simbiotico per trasformarli in foreste di bambù gigante. Così Forever Bambù ha sviluppato un modello di economia circolare basato sulla compensazione della CO2 certificata e poi sull’utilizzo della biomassa per la bioedilizia e per la produzione di bioplastica.

Dall’altro lato, c’è il progetto di Alter Eco che abilita la realizzazione di prodotti alternativi alla plastica monouso tramite un processo di stampaggio di fibre cellulosiche ottenute da scarti agricoli che non depauperano il patrimonio boschivo mondiale e che, dopo il loro utilizzo, possono essere riciclate nella carta oppure nel compost ma in ogni caso non creano inquinamento.

L’obiettivo della ricerca, che coinvolge anche l’Università La Sapienza, è convertire il legno del bambù in polpa di cellulosa attraverso un processo organico al fine di creare contenitori ecologici, riciclabili come carta se puliti ma soprattutto compostabili se sporchi, come nel caso delle tazzine da caffè utilizzate negli uffici. Non meno importante è l’intento di sviluppare un progetto virtuoso in termini d’impatto ambientale legato alla CO2.

Dal bambù alla cellulosa per un packaging a impatto zero

La ricerca, guidata dal Prof. Zuorro e che prevede la produzione dei primi pezzi entro la fine del 2024, è ora in pieno svolgimento: l’Università La Sapienza sta elaborando un protocollo – basandosi anche sulla precedente esperienza di Alter Eco con altre biomasse – da brevettare entro giugno, per poi passare alla fase pilota e di prototipazione entro la fine dell’estate.

“E’ un progetto molto ambizioso e insieme assolutamente raggiungibile” commenta Mauro Lajo, AD di Forever Bambù. “Gli studi che già da un anno stiamo portando avanti con La Sapienza sulla coltivazione organica e biodinamica del bambù sono la base migliore per pensare di raggiungere questo obiettivo. Avere contenitori monouso compostabili sarebbe una vera svolta nel progressivo abbandono della plastica monouso e nella gestione dei rifiuti”.

“L’esperienza maturata in altri ambiti dal nostro team di R&D, come per la creazione di cellulosa da paglia con metodo organico, ci fa essere molto confidenti sull’esito di questa ulteriore sperimentazione” aggiunge Claudia Corazzi, amministratore unico di Alter Eco Pulp. “Per noi questo binomio ha molteplici vantaggi e in primis l’azzeramento di CO2 dovuta all’importazione di materiale da trasformare. Le caratteristiche di rinnovabilità e non stagionalità del bambù rendono la biomassa sempre disponibile: una rivoluzione che non vediamo l’ora di vedere realizzata”.

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