Viticoltura, quando le macchine suppliscono alla mancanza di manodopera

Sebbene si tratti di un settore in cui la meccanizzazione viene ancora poco applicata, gli ultimi eventi legati alla pandemia da Covid-19 hanno aperto la via alla robotica

Pubblicato il 13 Ott 2021

vendemmia macchina

Come una moltitudine di settori produttivi, anche la viticoltura nostrana ha subito gli inevitabili contraccolpi economici dell’ultimo biennio pandemico. Fortunatamente, come spesso avviene, i problemi generano opportunità. Opportunità (anche) tecnologiche che possono aiutare anche in quei settori più tradizionali. È il caso della robotica applicata al settore vitivinicolo, ovvero come le macchine possono aiutare nella viticoltura.

L’automazione del settore vitivinicolo in Italia

Siamo dinanzi a un settore ben poco automatizzato, con la manodopera che segue ancora il lento incedere del tempo in omaggio a secoli di storia che rendono l’uva e il vino del Bel Paese un unicum al mondo. Basti pensare che colture iper-intensive come la soia e il mais sono automatizzati da decenni. Alcuni viticoltori, invece, temono da un lato i costi dei macchinari, dall’altro temono che la raccolta automatizzata possa avere probabilità di danneggiare l’uva, influenzando la qualità del vino. Alcune regioni di alcuni paesi europei vietano persino la vendemmia automatizzata… Motivazioni valide e giuste che, in ogni caso, spingono comunque sull’acceleratore dell’innovazione, principalmente per sopperire alla carenza di manodopera. D’altronde, se manca chi raccoglie l’uva si crea un problema “a monte”.

Un gruppo di viticoltori toscani, che hanno subito nell’ultimo anno la peggiore carenza di manodopera della storia recente, hanno spinto verso l’uso di macchine per la raccolta dell’uva, automatizzando l’inizio del processo produttivo vitivinicolo. E stiamo parlando di piccoli produttori, che investono quantità di denaro non irrisorie per un sistema innovativo nato dall’emergenza dovuta alla mancanza di forza lavoro. Investimento economico che richiederà tempo per essere ammortizzato. Ma, come si suol dire, il tempo passa comunque… Si pensi che alcune di queste macchine, utilizzate da questi innovativi produttori toscani, sono state realizzate in Francia, nostra storica concorrente nel settore in esame. Segno che, qualcosa è cambiato nel mondo dell’uva e del vino: la manodopera può essere sostituita dal “robot“. O, quantomeno, in alcune fasi del lavoro.

viticoltura macchine

La difficoltà di usare le macchine nella viticoltura

Eppure (e non potrebbe essere altrimenti), alcune regioni vitivinicole rimangono dedite alla tradizionale raccolta a mano. E ci sono motivazioni valide. In alcuni casi, infatti, le macchine sono inadatte ai terreni scoscesi (basti pensare ai famosi terrazzamenti della Valtellina!) o a certi stili tradizionali di coltivazione dell’uva, che seguono rigidi disciplinari.

Nella già citata Francia, dove il settore agricolo è meno “dipendente” dai lavoratori stranieri, vi è stata meno necessità di ricorrere all’automazione nell’ultimo biennio pandemico. E nelle regioni che producono vino di fascia alta e di prezzo elevato, i produttori difficilmente spingono verso l’adozione di macchinari che “dichiarano” di fare il lavoro dell’uomo con la medesima efficienza. Nella storica regione della Borgogna, ad esempio, non è udibile alcun suono derivante da vendemmiatrici automatiche. Nello Champagne, invece, leggi severe escludono il “solo pensiero” di una tale possibilità.

In Val d’Elsa, dove si produce il Chianti, i viticoltori toscani controbattono ai colleghi d’Oltralpe con l’apertura “strategica” alle macchine per la vendemmia; macchine che dichiarano essere efficienti al pari degli uomini nella raccolta dell’uva. E non mancano le eccezioni, tra chi porta avanti una vendemmia semi-meccanizzata, e chi porta avanti una vendemmia pienamente automatizzata.

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Esempi di meccanizzazione vitivinicola

Nella zona del Chianti, ad esempio, vi è chi raccoglie la maggior parte dei suoi ettari di viti utilizzando una macchina vendemmiatrice, lasciando solo pochi filari non vendemmiati. Questa “quota” da vendemmiare viene lasciata alla tradizione, con i diversi membri delle famiglie che raccolgono i frutti della vite a mano. Ma è, per l’appunto, tradizione, storia, passione. Un ritorno a quando la vendemmia era un rito comune in Toscana come in altre parti del Bel Paese, quando la famiglia e gli amici si riunivano per raccogliere l’uva e si dava la possibilità ai volenterosi di guadagnarci qualcosa. Il tutto prima che l’industria diventasse costantemente dipendente dai lavoratori stranieri, soprattutto negli ultimi due decenni. E nella medesima zona della Toscana, in un altro vigneto a pochi chilometri di distanza, si sperimenta l’uso delle macchine nella viticoltura: un altro imprenditore aggancia la sua nuova macchina vendemmiatrice al retro del suo trattore. Una macchina che, inarrestabile, scuote gli infiniti filari di viti, “aspirando” ogni singolo grappolo e ogni singolo acino. Un filare per soli tre minuti di lavoro. Dieci giorni di tempo per il lavoro di una stagione, ossia il 50 percento circa in meno di lavoro e con assenza di manodopera.

E se la Francia non “spalleggia” l’Italia, dall’altro lato dei Pirenei, nella ridente Catalogna i problemi e le soluzioni adottate in Toscana trovano terreno fertile. Anche qui, in terra iberica, l’assenza di manodopera e la presenza di terreni impervi hanno spinto taluni imprenditori a investire – non senza sacrifici – ingenti quantitativi di denaro per l’acquisto di macchine automatizzate impiegate nella vendemmia. Segno che, nei paesi del Mediterraneo, il solco della meccanizzazione vitivinicola è tracciato.[1]

  1. Robots Take Over Italy’s Vineyards as Wineries Struggle With Covid-19 Worker Shortages. The Wall Street Journal. https://www.wsj.com/articles/robots-take-over-italys-vineyards-as-wineries-struggle-with-covid-19-worker-shortages-11633260841 ↑

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